Splendido esempio di architettura civile e testimonianza delle origini e dello splendore del Rinascimento pittorico vento è Villa Roberti fatta costruire nella prima metà del cinquecento da una delle famiglie più influenti di Padova, i Roberti appunto, conosciuti per il prestigio degli incarichi diplomatici e per l'enorme ricchezza accumulata grazie all'attività di banchieri. L'imponente dimora, che si erge sulle rovine dell'antico Castello dei Maccaruffo, a testimonianza di ciò rimane la Torre trecentesca ed il Pozzo, rappresenta ancora oggi una vera perla nel cuore della campagna, inserita nel verde di un vastissimo parco e fiancheggiata da una imponente Barchessa risalente alla fine del quattrocento. Villa Roberti, progetta da Andrea Dalla Valle, domina incontrastata tutto l'ambiente circostante con la sua notevole mole e bellezza e, nel corso degli anni, è divenuta meta di interesse turistico, anche per i meravigliosi affreschi, di mano dello Zelotti e ispirati alle vicende delle "Metamorfosi" di Ovidio, che conserva al suo interno. La Torre, che nel corso dei secoli fu adibita a colombara, grazie ai recenti restauri è stata riportata alla sua originaria bellezza e attualmente è un appartamento a disposizione dei turisti con la formula del Bed & Breakfast. La Barchessa, con il suo portico cadenzato da otto archi che poggia su colonne ingentilite da capitelli con lo stemma dei Roberti e i camini rinascimentali che conserva al suo interno, si presta come alloggio a turisti e luogo ideale per cerimonie, meeting e concerti.
TENUTA CIVRANA - PEGOLOTTE
Quella fascia di territorio, oggi tenuta Civrana, compresa fra la laguna Veneta, l´Adige e il fiume Bacchiglione, agli albori dell´anno mille si presentava come una successione di “valli e vegri„: le valli erano formate da acque stagnanti, piovane o di esondazione; i vegri, formati dalle aree piú sopraelevate, coperte da vegetazione spontanea, rappresentavano il terreno da dissodare. Le stesse denominazioni dei luoghi quali: Foresto, Villa del Bosco, Concadalbero, erano significative di ambienti coperti da acquitrini e da boschi, che rappresentarono la straordinaria vicenda della bonifica nei tenimenti Benedettini di questo areale. Era stato, in epoca romana, un territorio popoloso e ricco, percorso da importanti vie consolari, tra le quali la Via Amnia, dove caccia, pesca, agricoltura e commercio avevano creato notevole sviluppo. Le invasioni dei popoli barbari e poi le continue guerre tra le Signorie, carestie e pestilenze avevano provocato uno stato di desolante abbandono: è su un territorio così degradato che inizia la paziente e operosa attività dei monaci Benedettini. La Corte Civrana, di costruzione cinquecentesca, con struttura Benedettina, prende il nome dai N.N.H.H. (Nobili Huomini) Civran, che l´acquistarono con l Tenuta nel 1650, come testimonia lo stemma rappresentante un cervo, simbolo del casato dei “Civran„ e la data di acquisto, scolpiti sul muro esterno dell´antica entrata nobile della stessa corte.
MADONNA DELLE GRAZIE - PIOVE DI SACCO
Usciti dal tracciato del centro storico di Piove di Sacco, alla fine di un viale alberato che fiancheggia il Fiumicello, si raggiunge il sito in cui sorge il tempio della “Madonna delle Grazie”. La costruzione della chiesa attuale e del monastero, oggi distrutto, iniziò nel 1484 e nel 1489 non era ancora completata. La tradizione vuole l’origine di questo complesso legata ad un avvenimento miracoloso tramandato dalla tradizione popolare, narrato in alcune opere di storia ecclesiastica cinquecentesche e descritto in un quadro secentesco (1696) conservato all’interno della chiesa stessa. I due fratelli Sanguinazzi, alla morte dei genitori si erano divisi l’eredità trovando accordo su tutto, ma quando dovettero decidere a chi spettasse un’immagine della Vergine col Bambino di singolare bellezza e alla quale erano particolarmente legati giunsero al punto di sfidarsi a duello; proprio mentre si accingevano allo scontro un bambino di un anno che assisteva alla scena in braccio alla madre parlò e disse: “Fermatevi da parte di Dio”. E li esortò affinché portassero l’oggetto della contesa in una cappella poco fuori il Castello di Piove. I fratelli obbedirono e l’immagine sacra fu esposta alla pubblica adorazione. La Vergine fu subito fonte di numerosi miracoli attirando un grande numero di devoti; si decise pertanto di costruire con le offerte dei fedeli, su di un terreno donato dagli stessi fratelli Sanguinazzi, un convento per i frati minori ed una chiesa che venne dedicata alla Madonna delle Grazie. La bella tavola che, come vuole la tradizione, fu all’origine della costruzione del Santuario, è tuttora l’opera più preziosa in esso conservala. La Vergine col Bambino, che si staglia su uno sfondo naturalistico è stata infatti attribuita da autorevoli critici alla mano del pittore veneziano Giovanni Bellini e datata intorno al 1478. Un altro evento prodigioso è collegato a questa Madonna ed è narrato in due tele secentesche: la liberazione di Piove di Sacco dalla peste del 1631. Poiché l’epidemia dilagava, per porre freno al flagello, il Consiglio della Comunità piovese deliberò – nella prima tela, ” Istituzione della festa del Voto”, vediamo i rappresentanti cittadini riuniti in Consiglio – che, Podestà Sindaco, Deputati e tutto il Consiglio dovessero recarsi in processione al Santuario delle Grazie. La seconda tela invece documenta la processione votiva che da allora, come era stato deliberato si ripete puntualmente ogni anno. Il chiostro, unico elemento architettonico in parte sopravissuto alla distruzione del convento, avvenuta sotto la Serenissima nel 1775, dopo che questo era passato nel 1769 sotto la custodia della confraternita della Madonna della Salute (i tre lati non confinanti con la chiesa sono stati completamente rifatti nel 1960). Come spesso accade nei chiostri vi si respira un’aria di misticismo e di preghiera in perfetta armonia con l’atmosfera di tutto il Santuario.
SPIAGGIA DELLA BOSCHETTONA - CONCHE DI CODEVIGO
Molti ignorano che la provincia di Padova arrivi fino a toccare il mare, e invece Codevigo, nella parte sudorientale della provincia, giunge fino all’Adriatico, un mare che si mischia all’acqua dei tanti fiumi che qui nella laguna veneta sfociano, creando in questa zona la Valle Millecampi. La Valle Millecampi è un’area molto particolare, nelle sue acque trovano un habitat ideale molte specie animali, sia pesci di mare, che sopravvivono nell’acqua salmastra, che numerose specie avicole che rendono la zona adatta al bird watching, pratica sempre più in voga anche perché qui è possibile osservare i fenicotteri rosa mentre fanno tappa lungo il loro viaggio di migrazione verso la Sardegna. Lasciando Codevigo e immergendosi nella periferia dei suoi campi ci si avvicina pian piano alla parte costiera del suo territorio, una zona che non volge al mare aperto, ma che si trova interna alla laguna, la stessa su cui si affacciano Venezia a nord e Chioggia più a sud. In quest’area un tempo invasa dalla palude, le terre sono state strappate al mare con la fatica, creando canali e sistemi di drenaggio che potessero salvare quanto più possibile il terreno per renderlo coltivabile. La zona che resta tra i campi e la laguna, benché sabbiosa, è sempre stata piuttosto difficile da praticare, finché, grazie ad un progetto di valorizzazione, non sono stati realizzati dei pontili e bonificata una parte della zona sabbiosa dalla quale è emersa una spiaggia oggi molto rinomata tra gli abitanti del luogo.
CASONE AZZURRO - VALLONGA
Il casone veneto è la tipica abitazione dei contadini veneti della pianura. Una tipologia molto simile di casone era diffusa fino al XIX secolo anche più a sud, nelle zone della bassa bolognese e ferrarese. In questo caso si trattava soprattutto di misere case di pescatori che lavorano nelle paludi della zona. La costruzione è spesso priva delle fondamenta e, se esistenti, sono molto semplici, realizzate con materiali di scarto o trovati sul posto. Il pavimento è normalmente in terra battuta, ma può essere piastrellato con mattonelle dette tavełe. Le pareti esterne erano l’unica parte in muratura e su queste poggiava il tetto, molto spiovente, a forma di cono. Quest’ultimo elemento è sicuramente il più peculiare del casone delle campagne della Saccisica ed è interamente costruito da canne palustri poggianti su travi e legate insieme. Il sottotetto serve da pagliaio e comunica con la sottostante stalla tramite una botola Le pareti interne sono invece formate da graticci e pali poi ricoperti di argilla (consuetudine diffusa anche nelle costruzioni di Venezia). Per la dipintura, la calce è la protagonista, formando la peculiare crosta esterna ruvida propria di ogni casone. Talvolta le finestre delle stanze più grandi danno su un portico rivolto a sud. Il caminetto, molto ampio, si trova a ridosso delle pareti. Con l’industrializzazione che caratterizzò l’economia veneta a partire dal secondo dopoguerra, i casoni sono andati sempre più scomparendo o si sono trasformati adattandosi a residenze moderne.
CORTE BENEDETTINA - CORREZZOLAORTE
Una visita alla Corte Benedettina di Correzzola costituisce una testimonianza di assoluto interesse per conoscere da vicino la vita dell'entroterra veneto, il sistema agrario benedettino, la cultura monastica. La Corte era il centro direzionale benedettino, aveva il corpo centrale lungo il fiume ed era caratterizzata dal fatto di essere aperta verso meridione. L'ala più a ovest era adibita a foresteria e residenza dei monaci, il lato sud ospitava i granai, i fienili e i depositi di pancature per proteggere gli argini. Nell'ambito dell'estesa Corte il erano collocati pozzi, porcili, un forno, un locale per tessitura, depositi, pollai, orti e giardini ed una grande scuderia che poteva contenere fino a 100 cavalli. Alla fine della prima guerra mondiale, il Tenimento Melzi d'Eril di Correzzola viene allineato e le possessioni, per varie e fortuite circostanze, andarono nelle mani dei cittadini del Comune di Correzzola.